Chi siamo

Ambientalismo scientifico, volontariato, solidarietà: una passione lunga trent’anni.

Legambiente è nata nel 1980,  erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e in tutto il mondo occidentale nella seconda metà degli anni ’70.

Tratto distintivo dell’associazione è stato fin dall’inizio l’ambientalismo scientifico,  ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili.

L’approccio scientifico unito a un costante lavoro di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini ha garantito il profondo radicamento di Legambiente nella società fino a farne l’organizzazione ambientalista con la diffusione più capillare sul territorio: oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai nostri campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali.

Legambiente è un’associazione senza fini di lucro, le attivià che organizziamo sono frutto dell’impegno volontario di migliaia di cittadini che con tenacia, fantasia e creatività si impegnano per tenere alta l’attenzione sulle emergenze ambientali del Paese.

La rete dei circoli di Legambiente

Legambiente con i francesi a formare la catena umana da Lione ad Avignone per uscire dal nucleare anche in Francia

Ci sarà anche Legambiente a formare la lunga catena umana di 235 km che domenica 11 marzo congiungerà Lione ad Avignone per dire, anche in Francia, “Basta Nucleare”. Un’iniziativa pacifica promossa dall’associazione Sortir de nucleaire che, a un anno dallo tsunami e dal terribile incidente alla centrale giapponese di Fukushima, richiama l’attenzione sui rischi del nucleare e chiede a gran voce la denuclearizzazione della Francia insieme a una profonda riconversionegreen del sistema energetico di quel paese fondata su rinnovabili ed efficienza.

La valle del Rodano, infatti, con i suoi 11 reattori (sono 58 in tutta la Francia), è la regione più densamente nuclearizzata d’Europa e se dovesse verificarsi un incidente in questa zona, non sarebbe solo la Francia intera a esserne gravemente e durevolmente colpita ma tutta Europa. Continua a leggere

La catena umana da Avignone a Lione

60.000 persone da Lione ad Avignone si sono unite per dire anche in Francia basta nucleare!

Un successo l’iniziativa pacifica promossa domenica 11 marzo dall’associazione Sortir du nucleaire : più di 60.000 persone si sono date appuntamento nella valle del Rodano formando una lunga catena umana, da Lione ad Avignone, per manifestare contro il nucleare in Francia.

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A un anno dallo tsunami e dal terribile incidente alla centrale giapponese di Fukushima, il popolo francese ha chiesto a gran voce la denuclearizzazione della Francia insieme a una profonda riconversione green del sistema energetico del paese.

La valle del Rodano con i suoi 11 reattori – per un totale di 58 in Francia – è la regione più densamente nuclearizzata d’Europa e se dovesse verificarsi un incidente in questa zona, non sarebbe solo la Francia intera a esserne gravemente e durevolmente colpita ma tutta Europa.

I francesi hanno deciso di manifestare, in piena campagna elettorale, la loro volontà di vivere in un paese denuclearizzato e di far pressione sui politici perché anche la Francia, come la Germania e l’Italia, esca dall’era nucleare per entrare in quella delle fonti rinnovabili. Per riuscirci hanno bisogno del sostegno di quante più persone possibili e per questo che abbiamo deciso di partecipare alla manifestazione come facemmo nell’ottobre 2010 a Berlino contro la decisione del governo Merkel di allungare la vita delle centrali tedesche, poi rientrata proprio in seguito al disastro in Giappone.

www.sortirdunucleaire.org

Legambiente alla catena umana: twitter (@legambiente) facebook

Berlino, 100.000 contro l’atomo

centrale

Nell’era della Green economy quella dell’atomo è un’industria sul viale del tramonto e allungare la vita delle centrali nucleari come deciso dal governo Merkel sarebbe un’operazione di vero e proprio accanimento terapeutico. A maggior ragione in un Paese come la Germania, leader mondiale nello sviluppo delle rinnovabili grazie alle politiche energetiche avviate nei primi anni 2000.

Così la pensa Legambiente, che sabato 18 settembre è scesa in piazza a Berlino in adesione alla manifestazione di protesta organizzata dall’associazione antinuclearista Ausgestrahlt contro la decisione del governo tedesco di prolungare la vita degli impianti atomici, per evitare un aumento ulteriore delle scorie nucleari e proseguire nelle operazioni di chiusura delle centrali avviate negli ultimi anni.

“La stessa Agenzia federale tedesca per l’ambiente, per bocca del suo presidente, ha recentemente dichiarato che esistono in Germania le condizioni per produrre il 100% di elettricità da rinnovabili entro il 2050 – dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. La scelta della Cancelliera si spiega, quindi, solo nell’ottica di un regalo alla lobby dell’atomo, che, se la proposta verrà approvata dal Parlamento, continuerà a fare grandi utili, rimandando le costose operazioni di smantellamento degli impianti e di smaltimento delle scorie prodotte”.

Durante la manifestazione la delegazione di Legambiente ha contribuito alla realizzazione di un finto deposito di rifiuti radioattivi all’interno del quartiere governativo di Berlino con un fusto di scorie made in Italy. “L’occasione – conclude Stefano Ciafani – per ricordare all’opinione pubblica che il governo Berlusconi vuole rifilare agli italiani il ‘bidone’ del reattore francese Epr di ultima generazione che, contrariamente a quanto sostiene la propaganda nuclearista, non ha risolto nessuno dei problemi storici del nucleare, come i costi, la produzione delle scorie e il rischio di incidenti. Invece di proseguire nel velleitario progetto di ritorno del nucleare in Italia, che scatenerebbe inevitabilmente grandi conflitti istituzionali e sociali sul territorio, il governo italiano dovrebbe lavorare per rendere più efficiente e moderno il sistema energetico nazionale, coinvolgendo anche il settore dei trasporti, dell’industria e dell’edilizia, e consolidare lo sviluppo delle rinnovabili che negli ultimi anni ha finalmente riguardato anche il nostro Paese e che rischia di arenarsi con la riapertura di nuove centrali atomiche”.

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